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Franco Canova

Il surrazionale nell’Arte

Quando con Anna Paglia e Marcel Cadoni, nella Galleria Metamorfosi di Reggio Emilia da essi diretta, elaborammo il concetto di una possibile estetica surrazionale, si manifestò immediatamente un interesse per questo neologismo–termine utilizzati dall’epistemologo francese Gaston Bachelard (1884-1962) – e le suggestioni che ispirava. Utilizzato da Paolo Navale, un sardo che negli anni ’80 del secolo scorso si muoveva nell’ambito dell’arte delle installazioni, il concetto di surrazionale veniva come reso prigioniero da una personale visione dell’artista, senza procedere a una rivisitazione che ne ampliasse la portata innovativa. Riflettemmo a lungo, rivisitando le principali opere di Bachelard: “Psicanalisi delle acque”, “Psicanalisi della terra”, “Psicanalisi dell’aria”, “Psicanalisi del fuoco”. Erano approfondimenti originali dei quattro elementi primordiali, già analizzati dagli antichi fisiocratici della Grecia. Bachelard estrapolava l’immaginario risvegliato dagli elementi della Natura, in una suggestione tra razionalità e immaginazione da lui chiamata rêverie, ossia il sogno ad occhi aperti, la fantasia pura (in una traduzione limitativa).

Dall’approfondimento epistemologico al tentativo di individuare una poetica ed una estetica di carattere surrazionale il passo è stato breve: si contattarono i principali studiosi ed esperti italiani e stranieri dell’opera di Bachelard e con essi si giunse al Convegno di Studi dell’Aprile 2011 tenutosi nell’Aula Magna dell’Università di Reggio Emilia, dal titolo “Bachelard e il Surrazionale: tra epistemologia e immaginazione”, in concomitanza con la Mostra d’Arte “Suggestioni da un’estetica Surrazionale”, apertasi nello stesso periodo a Palazzo Casotti, in città. I due eventi caratterizzarono una vera e propria stagione di conoscenze del pensiero bachelardiano e del sintomatico quanto inedito neologismo da Bachelard enunciato nel 1936 su una Rivista francese. Nel Convegno una relatrice, la prof.ssa Francesca Bonicalzi dell’Università di Bergamo, approfondì proprio il prefisso “sur”, dal filosofo francese utilizzato sia nel termine surrazionale (all’epoca ancora non riportato nei Dizionari italiani e neppure nelle Enciclopedie, ignorato perfino da Google e dai vari motori di ricerca su Internet), sia negli altri termini inerenti l’io, l’uomo, il reale, l’empirismo e la logica.

La riflessione dunque sul binomio sur- e razionale ha permesso – al termine del Convegno – di individuare il significato della parola, di indicarne una sintesi esplicativa all’Accademia della Crusca per inserirla finalmente nei Dizionari di lingua italiana e in quelli relativi alle arti visive. 

Utilizzato da Bachelard per indicare ciò che supera ed è oltre la ragione e la razionalità (“Filosofia del non”, 1940) il surrazionale cercava di spiegare quanto all’epoca sfuggiva ancora alla capacità filosofica di intendere i fenomeni scientifici, matematici, sperimentali. Si era alle soglie della scoperta dell’imbrigliamento degli atomi (bomba atomica), la Relatività Generale einsteniana elaborava un nuova visione dell’Universo e delle forze principali interagenti in esso, con nuove prospettive di spiegazione della sua stessa origine (il Big-Bang).

Surrazionale per spiegare questa dinamica interpretativa delle nuove ipotesi scientifiche; surrazionale per rendere comprensibili i nuovi concetti di conoscenza; surrazionale per estendere all’estetica un nuovo orizzonte di possibili suggestioni nell’Arte delle Avanguardie del primo Dopoguerra. Ne uscì così la proposta del Surrealismo, cui anche Bachelard diede impulso e motivazioni concettuali, pur senza occuparsene direttamente. I vari Breton, Duchamp, Dalì, Magritte, Mirò, non rimasero immuni dalle nuove teorie estetiche in cui la realtà veniva da essi rielaborata alla luce di una visione che spaziava ‘oltre’ la rappresentazione espressionistica dell’esistente. Il processo di scomposizione dei tratti pittorici ancora legati alle forme tradizionali di raffigurazione ebbe così un impulso decisivo, che proseguì negli anni ’50-’60 del Novecento dopo l’interruzione bellica. Bachelard moriva nel 1962, ma il suo pensiero offriva [e offre ancora] potenzialità di analisi e sviluppo dei concetti da lui espressi che hanno offerto orizzonti nuovi a diverse discipline.

Per quanto concerne una possibile estetica surrazionale, distinguendola da quella surrealista che pure si avvale del prefisso identico, “sur”, ci si è mossi in aderenza alle intuizioni bachelardiane. Dal Convegno all’Università di Reggio succitato e dalle nostre personali rielaborazioni – cui hanno dato impulso e vigore le opere degli Artisti chiamati a far parte del Movimento Surrazionale – sono emersi i principi cardine di una possibile condivisione artistica di carattere innovativo. I capisaldi di questa nuova estetica surrazionale erano già stati espressi nei 12 punti del Manifesto Surrazionale del 2010. Gli studi dell’anno successivo ci vedevano confermati nelle nostre intuizioni, con la esposizione di una sessantina di opere di 20 artisti reggiani, bolognesi, piacentini, romani, americani, in cui avevamo individuato elementi di natura surrazionale, seppur inconscia ancora, ma tali da suggerire agli stessi artisti una continuità- discontinuità delle loro future opere in direzione surrazionalista, sulla base dei canoni espressi nel Manifesto Surrazionale.  

Quelle iniziali suggestioni di un’estetica aperta alle intuizioni bachelardiane ci aprì le porte di un più ampio scenario artistico, di rottura ma allo stesso tempo di amalgama con l’arte consolidatasi nell’intero corso del Novecento, contrassegnata da decine di Avanguardie artistiche (Futurismo, Dadaismo, Espressionismo, Cubismo, Astrattismo, Metafisica, Surrealismo, Pop Art, Concettualismo, Optical Art, Primitivismo ecc.). Senza presunzioni di innovazione fine a se stessa, la proposta venuta a maturazione in questi anni è stata quella di un’arte ispirata ai principi del surrazionalismo di Gaston Bacheard.Una ricerca che ci ha visti partecipi di una elaborazione estetica che via via assumeva – nei diversi artisti chiamati a svolgerne le stimolazioni – caratteri sempre meglio definiti, pur nell’originalità e autonomia di ciascun autore. Nessuna forzatura, nessuna imposizione di carattere operativo che nuocesse all’ispirazione dei singoli, alla loro spontanea creatività e ricerca. In questo senso, gli anni che ci separano da quelle prime esperienze ‘surrazionali’ hanno forgiato una più matura consapevolezza delle infinite potenzialità di un’arte surrazionale, dove l’apporto del singolo artista (pittore, scultore, fotografo, musicista ecc.) ha consentito di ampliare il raggio dell’espressività surrazionale e di arricchirlo conseguentemente.

Il sogno, la rêverie, l’immaginario con cui Bachelard ci ha spinti ad approfondire le suggestioni poetiche e artistiche hanno dato impulso al ricorso ad una creatività basata sull’annullamento dei principi acquisiti, su uno svuotamento dell’anima, l’azzeramento delle precedenti esperienze. Formato questo vuoto mentale, il riemergere di emozioni, di stimoli nuovi e di immagini si è imposto piano piano sui vari artisti, che hanno confermato il valore della proposta surrazionale, tesa ad alimentare in forme inusuali ed inesplorate la ricerca artistica.

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